IPA – Allenamento all’esercizio nell’Ipertensione Arteriosa
Prove epidemiologiche altamente attendibili dimostrano che l’attività fisica ha un effetto benefico sui fattori di rischio cardiovascolare. Gli individui attivi tendono ad essere più magri e hanno una colesterolemia più bassa, una migliore tolleranza al glucosio ed una pressione arteriosa a riposo più bassa, dagli adolescenti agli anziani, sia uomini che donne.
Meccanismi di riduzione della P.A.
L’esercizio fisico riduce la PA attraverso numerosi meccanismi:
- Riduzione dell’attività del sistema nervoso simpatico accompagnato da potenziamento del riflesso barorecettoriale
- Riduzione della rigidità arteriosa e aumento della compliance arteriosa globale sistemica
- Aumentato rilascio di ossido nitrico endotelio-derivato, che può essere secondario a riduzione del colesterolo plasmatico
- Aumentata sensibilità all’insulina.
- Selezione dei pazienti da inserire in programmi d’allenamento.
I pazienti più giovani con ipertensione borderline o ipertensione lieve sostenuta, che non presentano un’eccessiva risposta pressoria all’esercizio dovrebbero essere messi a dieta e avviati all’esercizio fisico, come primo passo di un trattamento non farmacologico. Questo è importante soprattutto nei pazienti con modesta obesità che trarranno beneficio dalla perdita di peso.
I pazienti con ipertensione moderata o severa dovrebbero essere attentamente studiati per individuare la presenza di malattia cardiovascolare prima di prendere parte a un regolare programma di training.
I pazienti con patologia d’organo complicata o con storia di insufficienza coronarica, vascolare periferica o cerebrale, dovrebbero essere avviati a programmi speciali studiati per la loro patologia.
Anche i pazienti con ipertensione arteriosa secondaria non devono essere indirizzati a programmi di training fino a quando la loro pressione non è ben controllata dalla terapia medica o dal trattamento chirurgico definitivo.
Controindicazioni al training nei pazienti ipertesi
Le controindicazioni al training dei pazienti ipertesi secondo la AACVPR (American Association of Cariovascular and Pulmonary Rehabilitation) sono:
- Angina instabile
- Pressione sistolica a riposo > 200 mmHg o diastolica > 110 mmHg
- Significativa caduta ( > 20 mmHg ) della pressione sistolica a riposo calcolata sulla pressione a riposo del paziente e non dovuta a farmaci o mancato incremento in (< 10 mmHg) in due step consecutivi Stenosi aortica moderata o severa Malattia sistemica acuta o febbre Aritmia atriale o ventricolare non controllata Tachicardia a riposo non controllata (> 100 bpm)
- Scompenso cardiaco sintomatico
- Blocco A-V di terzo grado senza pace-maker
- Pericardite o miocardite in fase attiva
- Embolia recente
- Tromboflebite
- Slivellamento del tratto ST > 3mm
- Diabete non controllato
- Problemi ortopedici che impediscono l’esercizio
- Effetti collaterali da farmaci (ipotensione, bradicardia, astenia muscolare, crampi, broncospasmo).