Indice glicemico (IG)
Oggi chiunque si occupi di alimentazione ha almeno sentito parlare del concetto di indice glicemico. L’Indice Glicemico è la capacità che ha un cibo di influenzare la glicemia.
Inevitabilmente i cibi che contengono soprattutto proteine e grassi hanno basso indice glicemico mentre cibi che contengono carboidrati (semplici, ma anche complessi) hanno un alto indice glicemico. Questa conoscenza ha permesso alla scienza alimentare di fare un grosso balzo avanti superando il “semplice” conteggio calorico, ma ha anche indotto grossolani errori.
Carico glicemico (CG)
Negli ultimi 10 anni si è poi molto parlato di Carico Glicemico, un parametro che perfeziona il concetto di variazione della glicemia. Per calcolare il Carico Glicemico di un alimento occorre conoscere l’IG e il contenuto di Carboidrati dell’alimento. Per elaborare le tabelle che indicano questa nuova scala di valori si analizzano i grammi di carboidrati contenuti in 100 gr di prodotto e si divide il risultato per 100. IG x CHO in 100 gr / 100
In questo modo si prevede meglio la variazione glicemica con alcuni alimenti. Il CG valutando la “densità” di carboidrati, fornisce una misura più attendibile di quanto l’alimento in questione (ogni 100 gr) farà variare la glicemia e la risposta insulinica correlata.
Tanto per essere più chiari, le carote hanno un IG alto, anche 90 (su una base standard pane=100), ma, visto che il contenuto di carboidrati delle carote è basso, per provocare uno sbalzo glicemico ne occorre mangiare un elevato quantitativo. Il loro CG risulta basso.
Molte indicazioni dietetiche tra le più diffuse, come la ZONA, la MONTIGNAC e altre, si basano essenzialmente sul controllo della glicemia selezionando qualità e quantità degli alimenti basandosi sia su IG che CG.
L’importanza del nuovo arrivato: l’Indice insulinico
Negli ultimi anni (il primo studio è Australiano del 1997) è però emerso un nuovo parametro: l’Insulin Index (Indice Insulinico), un valore che analizza come gli alimenti possono alterare l’Insulina circolante (insulinemia) e non il glucosio (glicemia).
Perché esaminare l’insulinemia e non la glicemia?
L’insulina è l’ormone deputato alla crescita e al “nutrimento” vero e proprio dei tessuti insulino-dipendenti, cioè muscolo scheletrico, muscolo cardiaco, e tessuto adiposo, ovvero gli organi bersaglio che subiscono la sua azione diretta.
Non ha il solo compito di abbassare la glicemia; è responsabile del trasporto di glucosio, amminoacidi, grassi, acidi nucleici, verso i suoi tessuti bersaglio, favorendo vari processi come la sintesi proteica e lo stoccaggio di riserve di carboidrati e lipidi.
Se i livelli circolanti di insulina sono però spropositati, ecco che ciò si correla ad infiammazione silente diffusa nell’organismo, con conseguente predisposizione a malattie cardiovascolari, obesità, ipertensione arteriosa, alterazioni immunitarie, diabete, dislipidemie, dermatiti, allergie, fibromialgia e altro ancora.
L’indice insulinico permette di valutare se un qualsiasi alimento, non necessariamente un carboidrato, sia in grado di provocare una risposta insulinica bassa, elevata o moderata.