Un affare da milioni di euro l’anno solo per l’Italia.
Dietro il dilagare del fenomeno doping, una vera e propria industria con cifre da capogiro. Un mercato sempre in aumento, trainato da lei, la famigerata Epo o eritropoietina, l’ormone realizzato in via sintetica ai primi anni ’90, che in pochissimo tempo ha raggiunto il secondo posto fra i prodotti farmaceutici più venduti al mondo. Secondo solo ai diffusissimi antibiotici. Secondo stime attuali nel mondo si vende Epo per 3,5 miliardi di dollari, ovvero circa 6.300 miliardi di lire, ma il mercato è in forte espansione e nel 2.000 si e sfiorato il tetto dei 4 miliardi di dollari.
L’indirizzo mondiale è confermato anche in Italia, dove il consumo dei principali medicinali che possono essere usati come sostanze doping è aumentato nell’ultimo anno del 20%, passando da 500 miliardi circa l’anno a circa 600. Parliamo, naturalmente, delle sole cifre ufficiali, cioè dei canali ufficiali di vendita, ma sappiamo che questa realtà è solidamente rinforzata dal mercato nero.
L’Epo è un farmaco salvavita; serve a curare i malati di reni ed i dializzati ed ha un ruolo importante anche nelle malattie da tossicodipendenza. Dovrebbe essere venduta da noi solo per gli ospedali. Ma l’uso terapeutico non giustifica il consumo enorme che se ne fa in tutto il mondo. La preoccupazione è concreta da noi, tant’è che nel febbraio scorso un decreto legislativo ha ulteriormente ristretto le categorie dei medici e degli specialisti che possono prescriverla. Senza, però, intaccare più di tanto un mercato, che, avvalendosi anche di modernissimi canali (come Internet), non fa che allargarsi.
L’Epo è stata inventata da una piccola azienda americana, la Amgen (1,35 miliardi di dollari l’anno); ma è prodotta anche dalla Johnson & Johnson (0,95), dalla Roche Holding (0,65), dalla King Brewery (0,25). Attualmente non esiste un test antidoping in grado di individuarla direttamente sia nel sangue che nelle urine, anche se ci sono ricerche molto avanzate in Canada, Svezia e in Italia (Genova, Roma).
Epo e Gh (l’ormone della crescita, anch’esso largamente abusato nel doping sportivo) valgono da soli quasi 100 miliardi l’anno ciascuno solo sul mercato italiano. Ed è questo il freno maggiore a che le industrie introducano un “marker” in questi prodotti che ne riveli ai test, l’origine esogena. Un escamotage che ne potrebbe limitare l’uso nello sport.
Il metodo cosiddetto dell’emotrasfusione e l’ormone eritropoietina rappresentano due fondamentali mezzi di doping ematico nella pratica dello sport, soprattutto nelle specialità di resistenza, laddove – cioè – è di fondamentale importanza il possesso di efficienti meccanismi di trasporto dell’ossigeno ai diversi distretti organismici e di cessione dello stesso ai tessuti impegnati nel lavoro.
L’eritropoietina è, come detto, una sostanza ormonale prodotta naturalmente dall’organismo sano, che svolge il fondamentale compito di stimolare la produzione e la crescita dei globuli rossi (o eritrociti o emazie). Questa funzione di stimolazione dell’eritropoiesi viene esercitata dall’eritropoietina nel midollo osseo, sul gruppo cellulare cosiddetto dell’eritrone. L’eritropoietina agisce soltanto sulle cellule più adatte, essendo in grado di attivare una sorta di selezione che elimina le cellule meno buone, consentendo solo ad alcune di passare attraverso differenti linee di maturazione e di diventare, alla fine, eritrociti. Tale processo, in verità assai complesso, si definisce apoptosi. Questo processo è tipico dell’eritropoietina endogena, ma non di quella introdotta dall’esterno (esogena, industrialmente prodotta, allo scopo di curare alcune gravi patologie renali).
L’eritropoietina ricombinante umana (rHuEPO) non è in grado, infatti, di selezionare, all’interno dell’eritrone, le cellule più adatte per diventare eritrociti: tale incapacità di discernimento (risultante nell’inibizione dell’apoptosi) comporta che tutte le cellule dell’eritrone, anche quelle imperfette, passino attraverso i previsti livelli di maturazione e diventino eritrociti. Secondo le segnalazioni provenienti dalla letteratura scientifica, ciò comporterebbe il rischio di sviluppare nel tempo addirittura malattie tumorali oltre che altre gravi patologie (eritroleucemia, policitemia vera, aplasia della serie rossa da formazione di anticorpi anti-EPO, leucemia mieloide acuta da aumentata concentrazione di EPO nel sangue, ecc).
Ma sono diversi i rischi che, oltre a quello sopradescritto, sono insiti nell’uso – specie se massiccio e se protratto, come avviene in diversi atleti – dell’eritropoietina ricombinante:
- tendenza alla trombofilia, indipendente dal valore di ematocrito: infatti, l’EPO ha la capacità di inibire fattori della coagulazione del sangue, come la proteina “S”, motivo per il quale – anche con valori di ematocrito assai bassi – può verificarsi la formazione di trombi intravascolari, nei diversi distretti ed organi corporei (fegato, reni, polmoni, ecc.)
- tendenza alla trombofilia, dipendente dal valore dell’ematocrito: infatti, l’emoconcentrazione, dovuta all’incremento della massa dei globuli rossi circolanti, può comportare la formazione di grumi e di coaguli sanguigni, all’interno sia delle cavità cardiache atriali e ventricolari sia dei vasi sanguigni, venosi ed arteriosi, dei diversi distretti ed organi corporei (fegato, reni, polmoni, ecc.)
- emoconcentrazione, ovvero neutralizzazione del fenomeno della emodiluizione (cosiddetta pseudo-anemia dell’atleta di resistenza), che è fenomeno decisamente positivo, soprattutto perché responsabile sia di un miglior rendimento meccanico del cuore, sia della costituzione di una elevata riserva di liquidi da impiegare per la sudorazione
- potenziale incremento delle resistenze vascolari nelle zone profonde del cervello, con possibile instaurarazione di un invecchiamento precoce delle strutture, di anticipazione delle modificazioni degenerative età-dipendenti, di alterazione del ruolo fisiologico delle sostanze deputate alla trasmissione degli impulsi nervosi, di aumento delle azioni negative esercitate dai radicali liberi, ecc.)
- ipertensione, conseguente sclerosi vascolare (nei diversi distretti ed organi corporei, come fegato, reni e polmoni) ed accresciuto rischio di infarto
- convulsioni
- encefalopatia ipertensiva
- leucoencefalopatia (con modificazioni della sostanza bianca cerebrale.
Alcuni dei danni connessi all’utilizzazione dell’EPO ricombinante umana, a scopo di doping, sono tipici anche della pratica dell’emotrasfusione, della quale l’uso di EPO può essere considerata come una più “moderna” continuazione. L’emotrasfusione comporta, da parte sua, altri rischi assai gravi:
- emolisi, con massiccia distruzione di globuli rossi, dovuta soprattutto a sangue non compatibile e manifestantesi con la comparsa nel plasma e nelle urine di emoglobina, arrossamento del volto, dolori addominali, ecc.
- emosiderosi, ovvero aumento dei depositi di ferro nel fegato, nel pancreas, nel cuore e nelle ghiandole, con rischio di sviluppare una emocromatosi
- ipertermia, ovvero pericoloso incremento della temperatura corporea, in seguito a stimolazione del centro termoregolatore da parte di sostanze pirogene (prodotte da inquinanti batterici del sangue conservato), con conseguente inefficace processo di smaltimento del calore corporeo
- ittero emolitico, per passaggio dei pigmenti biliari, dal circolo sanguigno ai tessuti
- nefrite, ovvero insieme di lesioni reattive sia dei glomeruli renali sia delle microscopiche anse capillari che ne fanno parte, ipertensione arteriosa, alterazioni dell’urina (nel ritmo, nella quantità, nelle modalità di escrezione, nelle stesse caratteristiche chimico-fisiche)
- reazioni allergiche a conservanti, a farmaci e ad altri additivi del sangue, con possibilità di reazioni umorali (febbre, orticaria, dolori agli arti, ingrossamento delle ghiandole linfatiche), alterazioni anche gravi di cute e mucose (eruzioni, fotodermatosi, edema dei tessuti, congiuntiviti, riniti, nefriti), depressione della funzionalità del midollo osseo (con comparsa di anemia, trombocitopenia, agranulocitosi, ecc.), epatite allergica
- shock emolitico, con cefalea, artralgie, lombalgia, vertigine, sudorazione, brividi, febbre, collasso cardiocircolatorio, ipotensione, perdita della coscienza, ecc.).